Vivere negli Emirati

Vivo meglio, spendo meno. Dalla Cina al Canada, i 10 Paesi dove emigrare

Meglio trasferirsi in Cina, nel regime della Repubblica Popolare, o in Svizzera, Francia o Canada? Secondo uno studio redatto dalla banca inglese Hsbc non c’è dubbio: in Cina. L’indagine è stata condotta in base ai criteri di opportunità economiche, qualità della vita e prospettive per i figli. E la top 10 dei «paesi migliori» riserva qualche sorpresa.

1. Cina: carriera e stipendio

Sul gradino più alto del podio, Pechino. Può sorprendere che il gigante asiatico, con i suoi deficit democratici e tassi da allarme su inquinamento dell’aria e sicurezza del cibo, scavalchi le più prevedibili Germania e Svizzera nella graduatoria dei paesi “expat friendly”, a misura di espatriato. Il dominio della Cina sta tutto nella chance professionali, amplificate rispetto a qualsiasi concorrente europeo o nordamericano. Il 41% degli emigrati si ritiene “più soddisfatto” dell’ambiente lavorativo. Quasi tre intervistati su cinque (il 59%), segnalano un rialzo di scatti di carriera, retribuzione ed eventuali benefit. Lo confermano i numeri: il 10% di emigranti qualificati guadagnano dai 250mila dollari in su all’anno. Non è un caso che “career” sia al centro di qualsiasi indagine sul prima e il dopo dei curricula inviati nella nazione più popolosa del mondo. La Cina investe soprattutto sull’immigrazione ad alto tasso di competenze, intercettando talenti in fase di formazione e professionisti intralciati dallo stallo del ricambio generazionale. I principali bacini di immigrazione high skills sono Regno Unito (20%), Stati Uniti (46%), Hong Kong (8%) e Russia (3%). Tra le branche di occupazione più richieste svettano educazione e insegnamento (25%), costruzioni, manifatture e servizi (17%), management, consulenza, marketing, pubbliche relazioni (11%). Un “expat” su due non ha ancora compiuto 34 anni (53%), due su cinque viaggiano tra 35 e i 54 (41%). Tra i generi, il primato è rosa: 61% di emigrate donne contro il 39% dei colleghi di sesso maschile.

2. Germania: welfare e famiglia

Economia stabile, stipendi migliori e una rete di welfare “ausgezeichnet ” (eccellente). Nella Germania che assume neolaureati con stipendi di quasi 20mila euro superiori alla media italiana, più di un emigrato su due (il 51%) registra un reddito disponibile superiore a quello percepito nel paese d’origine. La marcia in più, su scala mondiale, si ingrana con le condizioni per formare e sviluppare famiglia. Secondo i risultati della ricerca, la Germania garantisce servizi e costi ideali per chi vuole crescere uno o più bambini. Berlino è stabile nella top 10 mondiale per una serie di criteri come sicurezza (2°), costi (9°), qualità dell’educazione e della didattica (6°), costi per asili e scuole primarie (3°), accesso a un sistema di formazione migliore (3°), benessere e salute (2°), migliore qualità di vita complessiva dei bambini (6°). Gioca a favore anche l’apprendimento del tedesco, considerato “utile” o “fondamentale” per un futuro lavorativo.

3. Singapore: stipendi d’oro e qualità dei servizi

Per uno stage estivo penserebbero in pochi a Singapore, cuore finanziario del Sud Est Asiatico. Ma la minuscola e ricchissima repubblica ha formato i suoi 5 milioni di abitanti con una tradizione secolare di immigrazione. Soprattutto dai paesi più vicini, come Malesia (29%) India (23%). Ma sono in crescita neolaureati e professionisti da Australia, Africa, Europa e Stati Uniti. Nel 2013, i motivi per orientarsi sulla città Stato che contende al Principato di Monaco il primato mondiale per densità di popolazione sono soprattutto due: range retributivi e qualità dei servizi. Il 68% degli espatriati ha firmato un contratto a tempo determinato, almeno il 61% registra una crescita netta nello stipendio. Il flusso di capitali migliora la fiducia: quasi nove “expats” su 10, l’85%, si è dichiarato soddisfatto o molto soddisfatto delle prospettive economiche e finanziarie di Singapore. Se ne sono accorte le nuove generazioni, stando all’età media di chi sbarca come intern o dipendente a tempo pieno: il 61% ha meno di 34 anni, il 32% resta comunque sotto i 54. I settori in espansione, per chi cerca lavoro, sono Information Technology e Internet (20%) e il blocco di costruzioni, manifattura e servizi (14%). Il tallone d’Achille starebbe nei costi, con scontrini più pesanti dei paesi d’origine in 8 casi su dieci. Ma il deficit è compensato dalle efficienze del sistema: il 78% degli intervistati qualifica come “migliore” il sistema di educazione.

4. Isole Cayman: fisco

Sul fondo del ranking per qualità dei sistemi scolastici e sanitari, le Isole Cayman spiccano su tre fronti. Clima, calore umano e soprattutto fisco: l’attrattiva principale dell’arcipelago, al di là dei chilometri di sabbia finissima della Seven Miles Beach. “Organising finance”, l’organizzazione delle finanze private, rimbalza il paradiso a sud di Cuba nella posizione numero quattro della classifica Hsbc. Un risultato che si spiegherebbe poco, altrimenti, a giudicare dalle posizioni di sicurezza e sanità (33°), servizi e negozi locali (35°), qualità della didattica (28°).

5. Australia: qualità della vita

Sono sempre di più i giovani, soprattutto europei, che trovano il nuovo eldorado nell’Australia. Uno sbalzo generazionale che potrebbe cambiare anagrafe e trend dell’immigrazione sull’Isola: più di un espatriato su due, il 55%, viaggia dai 55 anni in su. Sidney, Melbourne e le altre metropoli ribadiscono il loro appeal per trasferte di lungo periodo. O definitive: l’84% degli “expats” consultati dalla ricerca consegneranno o hanno già consegnato figli, futuro e pensione al governo del Nuovissimo mondo. Cosa spinge all’estremo opposto delle cartine geografiche europee o americane? Soprattutto la qualità della vita. Il 60% di chi si è imbarcato per un’esperienza di lungo periodo rileva un miglioramento nelle sua condizione generale. Positivi anche i feedback su salute dei bambini (70%) e fiducia nella crescita economica (52%). La stragrande maggioranza degli immigrati arriva da Regno Unito (42%), Nuova Zelanda (15%) e Stati Uniti (6%). I settori più quotati nel mercato del lavoro? Sanità (11%), information technology (10%) ed educazione (9%).

6. Canada: Integrazione e affitto

Il Canada sa essere amabile con i suoi nuovi cittadini. Lo conferma la percentuale da record degli immigrati che sostengono di aver intrecciato un “forte legame” con il paese nordamericano: il 90%. Nel resto del mondo non si va oltre il 66%.
Merito dei canadesi, definiti “calorosi” e “ospitali” da quasi il 60% degli intervistati. E degli affitti: il 65% degli espatriati ha trovato una sistemazione a prezzi e qualità migliore rispetto a quelle valutate altrove. Inclusa casa propria. Non c’è da stupirsi se è di poco inferiore il numero di quelli che scelgono Ottawa o Toronto come residenze di lungo corso: l’86%, il 2% in più della già popolarissima Australia. Tra i settori più diffusi tra gli international banche, assicurazioni e servizi finanziari (14%), Information Technology e Internet (11%) e sanità (9%).

7. Russia: educazione e reddito disponibile

I media internazionali non si sono lasciati sfuggire la 7° posizione della Russia tra i “luoghi in cui si vive meglio nel mondo”. Gli intervistati si sono espressi favorevolmente sull’accesso a un “miglior sistema educativo” (addirittura 1°) e reddito disponibile (4°). Buoni anche i riscontri su integrazione e sicurezza nella crescita dei bambini. In rete, c’è chi ha contestato un profilo “un po’ troppo entusiastico”. Perché riesce difficile a molti pensare che i problemi fondamentali, nel trasferirsi sotto l’amministrazione del Cremlino, siano “qualità del cibo” e “famigliarità con la dieta locale”

8. Belgio: crescita dei bambini

Il piccolo Belgio non brilla per “salubrità” della dieta, clima e svago, confinati alle posizioni 33°, 30° e 27°. Nelle risposte degli intervistati Bruxelles non si scrolla di dosso la fama di città “poco divertente”, e le birre aromatizzate aggiustano di poco i resoconti pessimi sulle abitudini alimentari. I conti tornano in pareggio con “salute e benessere per i bambini”, considerati primi su scala mondiale. Bene anche l’apprendimento di una o più nuove lingue (1°), l’accesso a un sistema educativo più efficiente (3°) e il servizio sanitario (4°).

9. Emirati Arabi Uniti: guadagni e prospettive economiche

Niente di nuovo: la molla che spinge neolaureati e professionisti negli Emirati Arabi Uniti sono gli stipendi da capogiro delle multinazionali operative sul Golfo. Lo testimonia l’età media di chi arriva, inferiore ai 34 anni nel 51% dei casi. Lo ribadisce la percentuale di “progressi nella retribuzione”: il 70%. Il 58% degli intervistati si dichiara (anche) soddisfatto dalle misure fiscali, più del 60% ha scelto i paesi emiratini in cerca di una collocazione lavorativa più redditizia.

10. Hong Kong: famiglia, stipendi e sicurezza

Hong Kong piace alle famiglie. Sul 58% di under 30 che volano nella ex colonia cinese per soggiorni di lungo periodo, sono in crescita le coppie con un figlio a carico e altri in arrivo. Sette genitori su dieci trovano la metropoli “più sicura” per i loro bambini delle città d’origine. E in più di un caso su due, la soddisfazione si allarga alla qualità dell’assistenza ai bambini (56%) e migliori servizi scolastici (52%). Le principali fonti di assunzione sono educazione (19%) e servizi finanziari e assicurativi (16%).

Fonte: Il Sole 24Ore.com